Cortex bistrot è il ristorante di amici.
Scelgono come tema la “corteccia”. La corteccia che abbraccia, protegge, racchiude, è l’ultimo degli strati di un tronco. Lei stessa è fatta di strati.
Sono gli strati sensoriali.
Il locale che trovano è già un ristorante, gli piace nella struttura.
Togliamo gli strati in più, muri divisori, pannelli alle pareti, grandi porte.
Lasciamo quelli profondi, quelli che ci sembrano necessari: I muri sagramati in calce, i pavimenti, la divisione primaria degli spazi. Lasciamo alcuni elementi di arredo di maestri artigiani in legno e ferro.
Aggiungiamo una vetrata, grande, per far dialogare la cucina con la sala. Questo lo vogliamo.
Le linee pulite segnano il linguaggio articolato nei tre ambienti.
Uno spazio di accoglienza in cui inserire un salotto, una sala principale in cui i muri bianchi sono per volontà silenziosi, ma presenti e cornice di tavoli in legno con elementi semplici di arredo. Senza tovaglie ma con un vaso piccolo e fiori. Elementi della natura ricercati e scelti tra la vegetazione spontanea. I protagonisti indiscussi devono essere i piatti, che arrivano dalla cucina. Che raccolgono tutti i sensi, in un equilibrio sensibile e deciso.
La terza sala per riunirsi.
Il verde come elemento architettonico dà armonia al tutto, lega le sale, lega il dentro e il fuori, lega i sensi.
Piccoli dettagli danno valore al lavoro delle mani e della mente. Un logo che racconta una storia, un top in cemento in cui sono in bassorilievo incisi elementi della natura, una libreria sempre più fitta di storie.
Un luogo dove stare tra strati che accolgono la scala umana.